giovedì 21 dicembre 2006

recensione album 'Dopo un lungo inverno'

C’è un gruppo da anni seguito nei propri concerti, creato da cinque ‘appassionati d’Irlanda’, già sperimentatori Folk ed ex rockettari in cerca di un cambiamento. Sono i Modena City Ramblers. I Modena iniziano registrando un ‘demo-tape’ nel 1991, nello stile dei canti e delle ballate d'Irlanda; cantano un universo musicale nel quale riecheggiavano i canti della tradizione musicale italiana.
Gli anni dello sviluppo artistico sono fortunati per il gruppo: fanno concerti e viaggi, incidono dischi e rilasciano interviste; fino ai giorni nostri, dove vendono cinquantamila copie dell‘album ‘Appunti Partigiani’, registrato nel 2005.
Il secondo brano, 'Quel giorno a primavera' è una tipica ballata a cui questo gruppo ci ha abituati. Le parole scandite formano una storia tipica dei Ramblers, che descrive uno scenario inquietante e contemporaneo. In 'Oltre la guerra e la paura' entrano miscelata ritmicamente al tappeto sonoro del brano precedente. Inizia il canto di ‘betty’, che narra della diversità tra la storyteller, in questo caso impersonificata dalla Mezzani, e un immaginario ‘fratello’ di lei, che vive vittima della paura dell’attualità di una guerra. 'I prati di Bismantova' ha un ritmo diverso dalle ballate tradizionali dei Ramblers; il ritmo è lento e narrativo, le percussioni che richiamano Paesi lontani scandiscono il ritmo. Gli strumenti sono quelli della tradizione balcanica

giovedì 14 dicembre 2006

i Modena city ramblers su parole-remote

Ospitiamo volentieri da oggi appunti sui M.C.R. valido e storico ormai, gruppo folk italiano. Abbiamo provato a contattarli senza riuscirci; restiamo in attesa di un loro riscontro per comunicarli la loro gradita presenza su parole-remote. Una e-mail di notifica è comunque stata inviata alla direzione artistica, verso la quale rimaniamo disponibili al dialogo.

un pensiero ai modena city ramblers

Dopo il lungo inverno” segna il ritorno dei Modena City Ramblers sul mercato discografico a un anno dall’abbandono del loro storico cantante solista “Cisco” Bellotti e a dieci mesi dall’entrata nella band delle nuove voci Davide “Dudu” Morandi e Elisabetta “Betty” Vezzani. Il disco, come il precedente “Appunti Partigiani”, è pubblicato dall’etichetta Mescal (anche management della band) e ha distribuzione nazionale Universal.
Il titolo metaforicamente evoca l’idea di una nuova stagione, di un nuovo ciclo che si preannuncia. Dalla copertina realizzata, passando per i sedici brani inclusi e fino ai tre frammenti che ne costituiscono il momento inziale, centrale e finale, tutto il disco risulta permeato da questa forte suggestione, che muovendo dagli evidenti rimandi alla cultura contadina, dipinge un multiforme quadro di “rinascita”: personale, politica, ideale, quasi come se l’attualità che ha segnato la storia d’Italia e del mondo globalizzato nel 2006 venisse a intrecciarsi con le vicende private della band e con i sogni, le scelte di vita e le aspirazioni dei suoi singoli componenti.
In un’epoca di musica sempre più “consumata” in modo frammentario, superficiale e veloce, i Ramblers realizzano un disco lungo, studiato, ponderato, eclettico e meticcio che costituisce innanzitutto una risposta “politica” a una scena discografica e ad una cultura monodimensionale che impone, o vorrebbe imporre, un suono e una canzone, sempre la stessa rassicurante nenia per palati addomesticati. Un disco che vuole per questo essere un grande ponte tra la band e il suo pubblico, che ne ha decretato la popolarità e il successo proprio perché nei Ramblers vede dei compagni che nella musica cercano le stesse semplici, ma meravigliosamente grandi, cose: la condivisione, il divertimento, la passione, la militanza, la gioia e l’affermazione di valori etici e politici.
Dal punto di vista sonoro, gli stili e le ispirazioni che si rincorrono lungo il disco, hanno evidenti rimandi alle musiche più amate dai Ramblers, cioè quelle costituite dal folk europeo, celtico e balcanico, o quelle dei ritmi latini, sudafricani e mediorientali, oppure il rock e la musica d’autore. Nei testi troviamo la tradizionale sensibilità “folk” del gruppo; rivolta alle esperienze di viaggio della band, e si impreziosisce di spunti “intimistici” e poetici, andando a creare un composito quadro musicale che riafferma l’identità poliedrica della band emiliana. Un’identità che è ormai da anni un tratto distintivo e originale e che definisce il “suono MCR”.
La ricchezza espressiva acquista nuova forza grazie alle possibilità date dalle sfumature particolari e diverse delle voci di Betty e Dudu, unite alla maturità e alla duttilità strumentale del nucleo storico della band: “Kaba” Cavazzuti, Franco D’Aniello, Massimo Ghiacci, “Fry” Moneti e Roberto Zeno, affiancati dal 2003 da Luca “Gaby” Giacometti.
Registrato tra la primavera e l’estate del 2006 presso l’abituale base dello Studio Esagono di Rubiera, nella campagna di Reggio Emilia, il disco si avvale della geniale e accurata produzione del famoso produttore inglese Peter Walsh (Simple Minds, Peter Gabriel, Afro Celt Sound System, Pulp, Scott Walker tra le sue collaborazioni), con il quale i Ramblers hanno anche arrangiato le canzoni, tutte composte dalla band.
Il Poeta
Testo di Stefano Benni
Musica di Massimiliano D’Ambrosio

Il poeta è un uccello e becca le parole
sotto la neve del normale viene sopra al davanzale e scappa via impauritose lo vuoi catturare
Il poeta è una femmina, è gagliardoed ha qualcosa nello sguardo
che tu dici :”E’ un poeta”Spesso è analfabeta, ma è meglio è più immediato
il poeta è un ammalato, colitico, asmatico,scontroso, ombroso,guai a chiamarlo Poeta
E’ come una cometa che annuncia un mondo nuovo,
è assolutamente inutile, è un fallito
è il servo di un partito, è fatto d’aria
e porta nella penna, la rabbia proletaria
E’ sopra la politica, è sopra al mondo
il poeta è tisico, il poeta è biondo
ed è sempre suicida, il poeta è un bugiardo,il poeta è una sfida alla banalità del mondo
Il poeta è normale, è omosessuale
è un santo, è una spia
ed un giorno poi va viaverso isole lontane,
oppure va a puttane e lascia il grande vuoto
della sua poesia
Il poeta è il titolo
di una canzone mia.


Traduzione di Michele Venturini
m_venturini@email.it
339 2944069

Poet is a bird that words peaks
Under snow of reality
Feared standing on the windowsill
[If you want to catch him
He freighted flee

Poet is a girl, he’s strong,
He has something in the gaze
You say ‘he’s a poet’
Always illiterate, better for being more
[Immediate
Poet is an ill, he has colitis, he’s
[Asthmatic, surly, shady to call him poet [is a difficulty

He is as a comet blowing up a new world absolutely useless, he’s unsuccessful
He’s the servant of a Party, made of air,
He has in the pen, the proletariat rage,

He’s over the politic, he’s over the world
The poet is consumptive; the poet is [blonde
Always a suicide, the poet is false
The poet is defiance
To the nonsense of the world
The poet is normal, he’s gay
He’s a saint, he’s a spy
And that a day he goes away
Toward isles far away,
Or he looks for a whore and leaves the great empty
Of his poem

The poet is a title of
a song of mine.

mercoledì 13 dicembre 2006

Traduzioni su parole-remote

Su questo blog esisteranno testi con traduzione a fronte.
I brani sono già copyright dell'autore e qui vengono tradotti senza nulla chiedere o dover dare all'autore, come da previo assenso via e-mail.
Le lingue considerate sono oltre l'italiano e l'inglese, anche lo spagnolo nelle principali varianti linguistiche tipiche del Paese di origine, il Portoghese Europeo e il Brasiliano.

martedì 5 dicembre 2006

Un capitano musicista

Un Capitano nel mare della musica.


Di lui sappiamo poco, non che ci sia poco da dire di questo emergente alla sua seconda uscita. La sua è una voce nuova e innovativa nel panorama contemporaneo della canzone italiana. Massimilano D’Ambrosio inizia un serio sperimentalismo musicale dopo il Diploma all’Istituto Nautico. Nel 1994 lo troviamo al Folkstudio di Roma, quello di Venditti e di De Gregori agli inizi della loro carriera, e questi cantautori li troviamo intessuti nelle melodie di questo musicista che nasce a Roma nel 1972 e a Roma vive tuttora. iana, di lui sappiamo poco, Oco. O meglio, non più di tanto ci dicUn artista giovane ma già abituato ai concerti; negli anni novanta inizia a portare le proprie canzoni alla manifestazione ‘Enzimi’ e al festival Cant’autore. Sono anni in cui inizia ad esibirsi dal vivo e lo fa alla ‘festa della musica’, spettacolo organizzato dal Comune di Roma. Presto arriva ad esibirsi tra i 'Giovani del Folk' di Giancarlo Cesaroni, reclutatore al folkstudio, dove Massimiliano suona in quel periodo. Con questa compagnia di musicisti partecipa a concerti, e tra questi ricordiamo la sua presenza al Festival degli artisti di strada, presso Firenze; l’anno successivo si aggiudica un premi speciale della giuria del festival nazionale ‘cant’autori’.
Nel 1997 si aggiudica un posto in finale al concorso musicale della trasmissione ‘Enzimi’; inizia ad aprire i concerti di Paolo Pietrangeli e di Daniele Sepe.
Il 2001 è l’anno della svolta.
Un critico di primo piano, come Massimo Cotto, direttore artistico di Radio Raduno ascolta un suo demo-tape e lo trasmette durante una puntata di ‘Radio 1 Music Club’. Il brano recensito è ‘La via sul porticciolo, della quale Massimiliano dichiara di essersi ispirato ad una poesia di l.Ferlinghetti.
E questa canzone, bella e ben costruita, li porta davvero fortuna. L’anno successivo, il 2002 vede la vittoria del cantautore, con questo brano, alla IV edizione di 'Scrivendo canzoni’ presso Mantova. Lo scorso anno è uscito a Dicembre il suo primo album dal titolo ‘Il Mio Paese’, disco che contiene, fra l'altro, il brano 'Il Poeta', il cui testo è stato firmato da una valida penna, quella dello scrittore Stefano Benni. Altro brano scritto da Benni, ma non presente nell’album è ‘La scuola più strana del mondo’. Ma anche altri scrittori sono la sua fonte di ispirazione. E. Allan Master, per esempio, da cui trae ‘L’ignoto’ e charles Bukowski con ‘Chiedi’. Troviamo un riferimento anche al poeta spagnolo Garcìa Lorca, nel brano ‘La Sposa Infedele’. Insieme a Maurizio Trequattrini musica una ballata dialettale calabrese di autore ignoto, che credo di nopn sbagliare a denominarla una ‘pizzicata’ calabrese. Il disco infine viene presentato con la valida partecipazione del gruppo i ‘Gang’.
Con lui suonano Fabio Fraschini al basso, Fabrizio Guarino alla chitarra e Giampaolo Rao alla batteria.



-Come ti raffronti con i tuoi coetanei cantautori, che propongono una musica meno da cantautore-poeta, e vicino al pop commerciale?

-La cosa di cui sono più convinto e che se dopo venti anni dalle uscite dei dischi di Francesco Guccini, De Andrè o De Gregori, qualcuno chiede ancora i loro brani di quegli anni, e quelli attuali, tra altri venti anni non credo che il pubblico vorrà ancora questi cantanti pop commerciali.

-Ma allora come ti vedi sulla scena nazionale dei cantautori.

-Credo che fare il cantautore tradizionale, in questi anni, con poesie cantate accompagnandosi con la chitarra, non paghi. O almeno non ci sia un riscontro immediato e alla lunga il paragone con i grandi del passato, quelli ai quali accennavo prima, è molto difficile. Credo che però sia stimolante e costruttivo. Occorre avere validi punti di riferimento per fare musica in questi anni.

-Come hai visto cambiare la scena musicale del cantautorato italiano, durante la tua carriera di musicista?

-Devo ammettere che le cose sono cambiate e cambiano ancora. Un notevole punto di svolta si legge nel disco live dello scomparso De Andrè con la PFM. Innovatori entrambi, videro la fine del sound anni settanta. Negli anni ottanta, credo, c’era meno tecnologia e più creatività. (a mio avviso è stato l’inverso negli anni ottanta c’era più tecnologia ma meno creatività)

-Qual è stato un disco veramente creativo con questo vecchio sound.

-Un albun caposaldo dei settanta credo che sia stato ‘storia di un impiegato’ di De Andrè, con nuove sonorità è con un nuovo modo di scrivere testi. Quando l’ho ascoltato mi ha profondamente interessato e affascinato.

-Ho notato che sei molto attento ai testi; fa parte del tuo stile?

-Senz’altro. Considero lo scrivere canzoni un mestiere, come può essere scrivere romanzi. Uscire su Cd per un musicista è come uscire su libro per uno scrittore. E’ un ottimo veicolo pubblicitario per farsi conoscere dal grande pubblico.

-Quale è stata una figura musicalmente importante nella tua preparazione?

-Devo ammettere che l’amicizia con Maurizio Trequattrini è stata decisamente importante. Lui faceva Jazz suonando il basso con gruppi di Roma e lavorava con e per gli artisti di Folkstudio. Nel 1995 abbiamo lavorato insieme, dopo che aveva curato alcuni miei arrangiamenti e abbiamo iniziato a fare un tour in Italia dedicato alla figura dello scomparso De Andrè e alla canzone d’autore italiana.


Brani mini Cd ‘Il vino’ 1999

Il vino
La via sul porticciolo
Chiedi
Cuore di ferro
L’avvocato
Benvenuta


Brani di 'Il Mio Paese’.

La nave
L’avvocato
La sposa infedele
Il mio paese
‘ tornato
La via del porticciolo
Angelina
Palla pallina
L’ignoto
La morte apparente

il primo cantautore recensito da parole remote

Masimiliano D'Ambrosio
Il Mio Paese

folk italiano
7/10

Massimiliano D'Ambrosio, cantautore.
Questa breve frase di strillo potrebbe essere scritto su un biglietto da visita di questo musicista che vive a Roma, dove è nato nel 1972.
Massimiliano D'Ambrosio, proprio a Roma muove i primi passi nell'ambiente culturale e acustico del Folk Studio. Fatto conoscere al pubblico di Radio Uno, dopo aver inciso un Demo Cd, esce in questa fine 2006 con un lavoro prezioso.
Un album pieno di sonorità originali, svisate jazz e rese accattivanti dal ritmo del cantato. Sicuramente già esperto, dopo importanti apparizioni live, pone un punto fermo nel panorama della musica d'autore italiana.
Si capisce con lui che l'esempio di venti, trenta anni fa, al Folkstudio, da parte di De Gregori, Venditti e, altrove di Guccini e dello scomparso De Andrè, sono state recepite anche da musicisti di questi anni.
Massimiliano MAX D'Ambrosio ne è un chiaro esempio.
C siamo
arriva conferma tramite mail server:
il messaggero a cavallo porta buone nuove.
Il 'contatto' ha risposto. Seleziono il materiale per il prossimo post.
Gli ho mandato la mia traduzione verso l'inglese del testo del suo brano: 'Il Poeta'. Questo testo è stato originariamente composto in italiano da Stefano Benni. L'ho tradotta e la ho mandata a questo Benni, tramite Max, il musicista di cui si parla in questo e nel seguente blog di introduzione.

domenica 3 dicembre 2006

venerdì 1 dicembre 2006

trame films musicali

Tommy - The Rock Opera

TOMMY, la rock opera degli Who.

IL film Tommy, dopo un lungo periodo di preparazione, esce nel 1969. Sarà seguito alcuni anni dopo da Quadrophenia. La critica chiamerà questi films con il nome di ‘Rock-Operas’. Sono state composte da Pete Townshend, due tracce sono state create dal bassista Jhon Entwistle, mentre una era stata attribuita artificiosamente a Keith Moon, sebbene fosse stata scritta da Townshend. Townshend fu in effetti, il creatore del disco. In un’intervista degli anni settanta su Tommy disse molte cose. Disse di aver avuto grandi idee e di avere ancora in grande rispetto questa Opera Rock; così l’avevano chiamata durante la preparazione. Occorre affermare che lo stesso Richard Barnes, storico degli Who e loro autore di testi, dichiarò che invece di Rock Opera si trattava di una Rock-Cantata o un ciclo di canzoni rock. Questo perché, precisava, nel disco non aveva trovato quegli elementi tipici di un’Opera, con il proprio classico sistema di movimento sul palcoscenico, di fronte ad uno scenario, recitando con la voce e con il corpo. Pete disse di aver sempre voluto fare qualcosa di grande, reputando il Rock come un insieme di molti significati e dissentendo sul fatto che questa musica fosse arte di basso livello, o che addirittura non fosse arte. La pellicola uscì nei cinema inglesi, i critici si divisero tra chi considerava l’album un capolavoro e l’inizio di un nuovo genere cinematografico, e chi fosse piuttosto una commedia dark. Pete confessò le critiche che gli mossero alcuni fans. Dissero a Townshend che aveva impiegato ben due anni per ottenere un prodotto mediocre, mentre piuttosto ne avrebbe potuto impiegare tre, creando qualcosa di migliore. Pete dichiarò che aveva cercato di creare un disco analizzabile da molti punti di vista, unendo simbolicamente gli aspetti sociali della storia con gli aspetti musicali della colonna sonora. Volendo creare consapevolezza nello spettatore, townshend introdusse, esplorandoli e analizzandoli, temi quali le sette religiose e le sostanze stupefacenti. Ha dichiarato che voleva anche inserire un significato spirituale nel film. Va detto che in quegli anni Townshend si era recato per un lungo periodo in una regione dell’India, per diventare discepolo di un famoso Maestro di vita, secondo la religione Animista e Spirituale. Al ritorno scrisse Baba o’ Riley, dedicandola al Maestro di nome, appunto, Baba. Voleva che nascesse una sorta di autocoscienza nello spettatore, voleva lanciare un messaggio preciso e generale ad un tempo. SI dichiaro sbalordito del successo commerciale del film; sentiva di aver fatto qualcosa di grande, di ben riuscito. Non scrisse la scenografia nell'ordine in cui la vediamo nel film: i primi brani furono 'the Doctor Song', 'Pinball Wizard' e il brano di chiusura. Lo svolgimento era stato reso in una sorta di grafico lineare da parte del suo autore, che affermò di aver voluto creare una visione dall’esterno di un messaggio che parte dall’interno del gruppo di idee simboliche. Appena l’album uscì subì la censura dagli organismi della televisione britannica, la BBC che considerava il film Tommy non adatto al proprio pubblico. Su questa linea dura si mossero anche le radio locali, che rifiutarono di passare i brani degli Who che suonavano Tommy. Nel corso degli anni successivi il successo dell’Opera Rock Tommy crebbe, negli anni ottanta si iniziarono a vendere supporti VHS con il film completo, e sottotitolato per alcuni paesi europei.
Gli Who da allora hanno suonato Tommy in importanti concerti davanti a centinaia di spettatori di tutte le età. Il loro pubblico è molto vasto: ci sono anche i più giovani, attratti da un sound che non hanno vissuto come musica a loro contemporanea; e ci sono i nostalgici, quelli che a quei tempi c’erano, e ci sono ancora.

Gli Who sono Jhon Entswistle, Pete Townshend, Roger Daltrey e Keith Moon, scomparso nel 1973. Hanno iniziato a suonare in piccoli Clubs del quartiere nel centro di Londra chiamato Soho, quartier generale allora e ora, di musicisti e artisti vari.
Il gruppo ha suonato dal vivo e registrato dischi, talvolta solisti per i tre componenti rimasti, altre volte insieme; ci furono due lunghe pause:una tra il 1983 e il 1988 e l’altra tra il 1990 e il 1995. Quest’anno, nel 2006, la band ha prodotto un album realizzato interamente in studio di registrazione.
Nei primi concerti il gruppo si chiamava ‘the detours’, e suonavano rhythm’n blues. Cominciarono a chiamarsi The Who quando arrivò il batterista Keith Moon, e per un lungo periodo Daltrey fu il front man che cantava, mentre gli altri componenti del gruppo suonavano. Daltrey è stato autore di numerose canzoni come d’altronde lo è stato Entwistle. Il primo disco si intitolava ‘my generation’ e conteneva questo fortunato brano che fece conoscere gli Who al pubblico dei clubs di Soho, a Londra. Il successo arrivò l’anno dopo, nel 1966 quando registrarono ‘A quick one’ che in seguito dichiararono trattarsi di una ‘mini opera’. Nel 1967 escono con ‘The Who sell out’ un 'concept album’ sempre secondo la denominazione data dal gruppo al disco, e fu uno dei primi ‘concept album’ che fino ad allora i critici musicali avevano recensito.




Quadrophenia

giovedì 30 novembre 2006

musicians welcome

Prende inizio qui il post -musician welcome- rivolto a tutti i musicisti, e loro simpatizzanti, che vogliano contattarmi. In questo spazio troveranno posto gli inviti ed i contatti, a partire da ora, ...ai vostri posti...via!

sabato 25 novembre 2006

primo contatto

2 giorni fa ho scritto ad un buon musicista di Roma.
Non ci crederete ma questo mi ha ricontattato, forse il mio progetto parte, mi dico, e oggi penso a quanto è scomodo viaggiare per fare interviste. Decido all'istante di inventarmi questo sito e questo genere di giornalismo musicale;
perlomeno innovativo, penso sia una direzione valida verso la quale muoversi.
Domani lo chiamo al cell. se accetta scriverò in questo blog una recensione su lui, i suoi dischi e il suo mondo musicale.

Se qualche band o musicista è interessata/o invito a leggere quantoi segue:
Funziona così: contatto il/i musicista/i, o resto disponibile ad un contatto, spiego quindi il mio progetto per email e li mando una bozza. Se a qusto/i la mia attività interessa concordiamo su cosa pubblicare e dove, se su testata online o cartacea. Decidiamo cosa scrivere, quanto e come, e se mettere foto, discografia e altro.

Per questo invito tutti i redattori di fanzine online a contattarmi, se vogliono ricevere una recensione saggio, su un tema di comune accordo.
Bentrovati. Saluto tutti i lettori, musicofili e/o musicisti in particolar modo, in quando questo è un blog interamente dedicato alla musica. Chiunque voglia essere recensito su questo blog mi mandi un messaggio specifico a michele.venturini@yahoo.it